PASQUA 2023

Cari amici, quest’anno per gli auguri di Pasqua desidero condividere con voi questa toccante poesia di Henry Scott Holland, teologo inglese vissuto a cavallo tra il XIX ed il XX secolo.
Anche oggi, come allora, ci troviamo a vivere in un mondo dilaniato da terribili guerre, pestilenze e catastrofi naturali… Proprio per questo e poiché ci sentiamo impotenti di fronte alle tragedie che potrebbero colpirci, la promessa della Resurrezione è il grande conforto donatoci dal Cristo.
La poesia inizia con una citazione di Sant’Agostino:

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.

Lettera di un figlio
che ha perso la madre

Dopo che te ne sei andata ho ricevuto decine di messaggi e parlato con tante persone. In tanti, anche qualcuno che conosco appena, mi hanno ricordato piccoli episodi. Momenti anche lontani nel tempo. “Mi ricordo quella volta che la Giovanna…” E giù un aneddoto personalizzato, una testimonianza di un segno di attenzione, un gesto anche piccolo, semplice, ma pensato e ritagliato su misura. Tanto che, a distanza anche di tanto tempo, quell’attenzione, lì per lì insignificante, riaffiorava nella mente di chi l’aveva ricevuta. Non eri un’eroina, mamma. Non eri una che faceva gesti eclatanti. Tra la prima e l’ultima fila preferivi l’ultima. Non volevi essere al centro dell’attenzione.

Chissà cosa diresti oggi che tuo malgrado, lo sei. Probabilmente se mi sentissi parlare di te adesso mi pianteresti una gomitata in un fianco per farmi smettere, facendomi gli occhiacci. Mai un lamento. Preoccupata degli altri prima ancora che di te, tanto da trascurare, azzardo, anche i primi segni della malattia che oggi ci portano qui.

Nata a Fiesole, morta a Fiesole. Da qua ti allontanavi malvolentieri. Ma non c’era un compleanno, un Natale, un anniversario, un evento lieto o meno lieto che non ti ricordassi di qualcuno anche lontano con una telefonata, un pensiero, un regalo fatto arrivare in qualche modo. Generosa anche con chi conoscevi poco. Persino, ricordi, con quel merlo che qualche anno fa veniva a trovarti bussando col becco sul vetro per avere qualche briciola, qualche semino. E il fatto che in tanti oggi ti ricordino con così tanto affetto mi fa pensare che quei piccoli semi di gentilezza, non siano andati persi.

Di solito, quando uno muore si dice che è una brava persona. Mamma, tu sei? eri? – faccio fatica a usare il passato – una persona brava. Non eri un santino. Eri prima di tutto un essere umano con tutti i tuoi difetti, i tuoi spigoli, le tue testardaggini, le tue manie, le tue arrabbiature.

Ti interrogavi spesso su come saresti morta. Avevi paura, come tutti. Te ne sei andata come forse avresti voluto. Tra le braccia di babbo Mario, con cui hai condiviso la vita intera. Hai riso e cantato con lui, giusto pochissimi minuti prima di andartene. Tra pochi giorni, il 25 febbraio, avremmo festeggiato 60 anni di matrimonio. È andata così.

Tutti noi porteremo sempre dentro un pezzetto di te. Chi ti ha avuta come moglie, come mamma, come suocera (quanto non volevi essere chiamata così), come sorella, cognata, zia, cugina, parente, amica, o anche come semplice conoscente.

Ciao mamma, ciao Giovanna.

Lettera di una madre
che ha perso il figlio

“Non trascorreremo questa festa insieme,
ma io non piangerò.
Ricordo i compleanni trascorsi insieme
e sorrido perchè anche se non ci sei più
io ti sento sempre accanto a me.
Ogni volta che sento la tua mancanza
alzo gli occhi al cielo
e ti penso lì tra le stelle,
mio amore lontano.”

Due lunghissimi anni di COVID-19

Lo staff della Fondazione Fiorenzo Fratini presenta l'inziativa

Il video di presentazione della iniziativa.

Il Dott. Jacopo Nori ringrazia la Fondazione che da sempre è stata al fianco dell’Ospedale Universitario Careggi di Firenze, citandola all’interno del suo articolo “Atlas of Contrast-Enhanced Mammography”

“I would also like to thank Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Fondazione Fratini Onlus and Firenze in Rosa Onlus (headed by Lucia De Ranieri); with their help I was able to acquire the CEM software and all I needed to start this experience. Last but not least, I would like to express my heartfelt gratitude to Dr. Vittorio Miele, the director of my department, and Monica Calamai who had trust in my vision and helped me build my unit by giving me the workforce and strength to reach the envisioned goal.”


“Mamma, veglia sulla famiglia ovunque tu sia”

Era mia madre. Un anno fa ha chiuso i suoi occhi per sempre. Mi ero ripromessa di starle accanto fino all’ultimo respiro e così è stato. Orfana di madre in giovane età con 4 fratelli, 3 sorelle e un padre da accudire, non aveva potuto studiare, ma era molto intelligente e grande lavoratrice. Poi si era sposata e aveva avuto 2 figlie. Si era ammalata a 40 anni ed è iniziato il suo calvario, sottoponendosi a qualsiasi cura. Ci sono stati anni di tregua. E’ diventata nonna di 3 nipoti che adorava e ha festeggiato le nozze d’oro. La “bestia” (come la definiva lei) si ripresentava, bussava alla porta della sua vita e lei la affrontava con coraggio. Mamma, sei stata una guerriera e un esempio di fede fino alla fine. Perdonami se il troppo dolore mi ha fatto smarrire la fede: ora mi sento un puntino impazzito nell’universo e ho perso ogni riferimento. Mi manca tutto di te: le tue mani perché non c’è stato giorno in cui noi due non ce le siamo strette, il tuo profumo, i tuoi occhi azzurri, la tua risata e anche i tuoi rimproveri. Ho un grande bisogno di dirti “grazie”. Non ci sei più, ma è come se fossi sempre presente: i tuoi valori, la tua forza d’animo e la tua generosità sono rimaste qui con me in questa mia vita che spesso mi angoscia e mi rattrista; ma se oggi sono orgogliosa di come la affronto e delle relazioni che ho costruito, è per merito tuo. Ovunque sei, mamma, veglia sulla tua famiglia. Ti amo, mamma. Ovunque tu sia, ti amo fino a lì.

Articolo tratto dal Corriere della Sera del 27 Luglio 2017