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Call con docenti di diversi ordine e grado da molte città d’Italia
Con il Dott. Amdrea Nardi che ci ha seguito nella divulgazione nelle scuole di ATY prima della pandemia
Un’app contro il disagio
Aiuto ai giovani via chat
L’iniziativa della Fondazione Fratini Onlus e del Bambin Gesù con il Comune di Firenze
Un’applicazione scaricabile su smartphone e tablet per intercettare i bisogni dei ragazzi
Crescono autolesionismo e solitudine. Online under 26 e psicologi: garantito l’anonimato
«Non ci sono più ragioni per vivere, anche stamattina mi sono alzato senza provare niente. Avrei voluto non farlo ma è stato più forte di me: ho preso la lametta per appuntare le matite e mi sono tagliato sull’avambraccio, fino a che non è uscito ilsangue». Andrea (nome di fantasia) ha 14 anni e sta male. Ha trovato il coraggio di scrivere il suo stato d’animo nella chat App To Young, l’applicazione dove i ragazzi in difficoltà possono chattare con alcuni loro coetanei formati sul profilo psicologico. Sono i mesi della pandemia e Andrea sembra disperato: «Da quando siamo in lockdown, non posso più vedere la mia fidanzata, viviamo lontano e in questo momento non so quello che fa, con chi condivide le sue giornate, ho paura che possa dimenticarmi». Andrea scrive senza sosta. Ha bisogno di sfogare la sua sofferenza ma in famiglia non trova appoggio: «Ho provato a parlare con i miei genitori delle mie angosce, ma loro minimizzano e continuano a ripetere che non mi manca niente». Non è la prima volta che si taglia: «Anche su questo la mia famiglia minimizza, mi dicono che ho tutto quello che mi serveper essere felice e credono che questo autolesionismo sia soltanto un’esagerazione per esaspe rare gli animi, ma io sto male davvero».
Andrea è uno dei tanti ragazzini autolesionisti. Raccontano problemi che celano disagi più profondi. C’è l’adolescente che siguarda allo specchio e non sipiace, c’è il giovane che vive come un fallimento un brutto voto a scuola. C’è chi è depresso,chi è apatico e chi ha disturbi alimentari. Spesso i ragazzi sisentono trascurati, inascoltati, non stimati. Vivono profondi dissidi interiori, come quella ragazzina che una volta scrisse: «Vorrei essere come gli altri che versano lacrime dagli occhi, io riesco solo a versare sangue dai polsi». Innumerevoli le richieste d’aiuto dei giovani a cui gli operatori di App To Young rispondono tutti i giorni. E nella metà dei casi, gli adolescenti arrivano a incidersi ferite sulla pelle, talvolta nelle braccia, altre volte nell’interno coscia. «È purtroppo - spiega Federica Gamberale, psicoterapeuta responsabile del servizio - un fenomeno diffuso tra i nostri giovani. L’autolesionismo, paradossalmente, permette loro di alleviare il dolore psichico concentrando le attenzioni sul dolore fisico. Esce il sangue dalla loro pelle e in quei pochi minuti effettivamente dimenticano la sofferenza psicologica, ma è soltanto una sensazione che dura poco tempo». Attraverso App To Young, i giovani in difficoltà possono esprimersi liberamente ed in forma anonima attraverso una metodologia (quella della messaggistica) che per loro è più consona. Se nel primo anno di attività (2019) le chat attivate sono state 850, nel secondo anno (complice la pandemia) le chat sono arrivate a 1230 e quest’anno sono già 1121. Un vero campanello d’allarme sullo stato di salute dei nostri adolescenti. I ragazzi in difficoltà possono confidarsi o, se necessario, mettersi in contatto telefonico con gli psicologi dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma. A rispondere sulla App ci sono cinque ragazzi under 26 (Marco, Soumia, Clara, Camilla, Edoardo) che, grazie al supporto della psicoterapeuta Gamberaie e dell’educatrice Sara Contanessi (anche loro online), si alternano rendendosi disponibili sei giorni alla settimana dalle 15 alle 20 (da lunedi a venerdì) e dalle 23 (da domenica a giovedì). Realizzata dalla Fondazione fiorentina Fiorenzo Fratini Onlus e dall’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, in collaborazione con il Comune di Firenze ed il supporto dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer, App To Young è scaricabile da smartphone e tablet. «Il disagio giovanile - ha spiegato l’ideatrice dell’App e presidente della Fondazione Giovanna Cammi Fratini - aumenta di anno in anno. Bullismo, abuso di droghe e alcol, disturbi alimentari, aspettative sempre più alte a cui dover corrispondere gettano i ragazzi nella solitudine e nell’autolesionismo. Come Fondazione volevamo trovare un modo per intercettare il malessere e siamo andati là dove i giovani vivono: in rete». giovani che rispondono in chat fanno parte del gruppo Youngle, servizio pubblico di ascolto e counseling sui social network promosso dal Comune di Firenze.
Articolo tratto dall’inserto Buone Notizie del Corriere della Sera - Articolo di Jacopo Storni